Quanto ci piace l’Italia della musica lo si capisce ascoltando i Maniaci tutti i pomeriggi, tanto che seguendo le indicazione del maestro: “l’uomo si spazia per superare se stesso“, nello spazio di un’ora abbiamo fatto stare i Casa del Mirto e Colapesce, un viaggio da Trento a Siracusa che ben rappresenta la qualità delle nuove leve, calcisticamente parlando. Dischi, se ancora si può parlare di dischi, molto differenti tra loro, per dirla alla Tiziano Ferro però, sono uniti dall’ammore. I primi sono considerati glo-fi, una definizione di genere che ci sfugge, un modo per intendere un certo tipo di mix elettronico che strizza gli occhi ai romantici anni ’80, quelli di Desireless di Voyage Voyage e Mike Francis ma, anche a progetti più recenti come Client. Il secondo è un cantautore siciliano di cui è stato detto che somiglia a Battisti per la voce e a Francesco Gazzè il fratello di Max per la scrittura dei testi, quello della Favola di Adamo ed Eva e tutto quel periodo la, per intenderci. Sotto il ghiaccio i primi e a 15° il secondo, per raccontare un pezzo dell’Italia bella, tra i forconi che protestano e club che si aprono in questi giorni. Album, se ancora si può parlare di album, da avere perchè rappresentano una fotografia di qualcosa che è bello conservare, come quelle foto di quando si è piccoli e paffuti magari con la mamma sorridente.
Ho sbobinato l’intervista a Colapesce, in rete viene più facile leggere le interviste piuttosto che ascoltarle tratte da un pezzo di radio registrato (diciamolo è un’altra cosa, la radio è fatta per essere ascoltata in diretta), ecco qua il testo di quanto è stato detto:
D: Buongiorno Lorenzo
R: Buongiono anche a voi
D: Dalla terra dei forconi, dalla trinacria!
R: Io sono di Siracusa, è sud sud, praticamente all’altezza di Tunisi
D: “Su Rumore di febbraio c’è un articolo su Colapesce, la nuova canzone d’autore”, l’hai letto quest’articolo?
R: No, lo devo ancora comprare
D: Vedi, ti abbiamo dato un buon motivo per farlo
R: Grazie a Simone (ascoltatore che ha inviato il messaggio)
D: Il nuovo cantautore italiano che, beh questa domanda te la fanno tutti te la facciamo anche noi, come mai Colapesce?
R: Colapesce è un’antica leggenda siciliana del 1500 che narra di quest’uomo metà pesce e metà uomo appunto, che nuotando per i fondali della Sicilia si accorge che una delle tre colonne che regge l’isola, anticamente si pensava che la sicilia si reggesse su tre colonne, è logorata dalla lava dell’Etna, che è il nostro vulcano, allora Colapesce si sostituisce alla colonna, sacrifica la propria vita per amore della propria terra, e sta ancora giù a reggere la colonna, tra l’altro nella zona di Messina, per essere precisi, la colonna di Messina
D: Quindi ti sei scelto un riferimento importante,
R: Esatto, legato alla Sicilia
D: Ti porti sulle spalle tutto il peso della tua terra
R: (ride)
D: Un disco che raccoglie nove cover, abbiamo sentito quella di Michael Jackson ma ci sono dei personaggi dietro.. Io non so dove sei andato a pescarli..Mauro Repetto?
R: In realtà è stato più un gioco, le nove cover che abbiamo regalato a chi acquistava il disco nel mail order quindi in anticipo rispetto all’uscita, e la sfida era proprio questa, di unire Antonello Venditti ai My Bloody Valentine, piuttosto che Mauro Repetto degli 883 a Michael Jackson, personaggi distanti fra loro ma tutti uniti..
D: Da cosa?
R: Dall’arrangiamento in chiave Colapesce
D: Vieni poi da un altro CD importante: Un Meraviglioso Declino
R: Si, è uscito da un paio di giorni, distribuzione tempo permettendo si trova con facilità nelle Fnac piuttosto che le Feltrinelli, è ben distribuito
D: Inizia con una canzone che è tutto un programma, potrebbero utilizzarla nella trasmissione di Santoro, s’intitola: Restiamo In Casa
R: (ride)
D: Il riferimento a chi è? Ai bamboccioni? Agli sfigati che escono a cercare lavoro e non lo trovano?
R: No, in realtà è una sorta di rapporto d’amore, vissuto con paranoia da questi due personaggi che torneranno in altri pezzi nel disco, il disco è una sorta di concept album basato su questi due personaggi che vivono il declino contemporaneo, sono due neolaureati disoccupati..
D: Ecco vedi… Che imbracciano i forconi?
R: (ride) No, non sono pro forcone,
D: E’ difficile prendere una posizione, soprattutto per chi è distante come noi..
R: Guarda io mi sono fatto un’idea
D: Spiegaci
R: Le basi della protesta potrebbero essere valide, noi raffiniamo da 30 anni la maggior parte della benzina che circola in Italia qui nel nostro petrolchimico, e adesso i costi dei trasporti sono diventati isostenibili per un siciliano, per esempio se un siciliano deve trasportare le arance al nord, a Milano per esempio, il viaggio gli costa 1600 1700 (euro) il viaggio, quasi più che il carico, ecco, questa situazione è in realtà insostenibile, così come la categoria dei pescatori è molto penalizzata rispetto ad altre parti d’Italia,
D: Pero’…
R: Pero’ questa protesta è stata cavalcata da alcune frange di estrema destra come Forza Nuova, in più è il come è stata organizzata, ovvero hanno bloccato delle strade, oppure costretto dei negozio a far chiudere bottega per partecipare alla protesta, forzando, quasi, il commerciante, quindi già passi nel torto anche se potenzialmente avresti le ragioni per protestare però quando imponi qualcosa a qualcuno per me è violenza e io oborro qualsiasi tipo di violenza, comunque la benzina è cara da 20 anni, non vedo come il governo tecnico…
D: In queste ore ci fanno sapere che non passerà nemmeno un camion di benzina dalla Sicilia, per cui resteremo all’asciutto… Torniamo invece a noi, c’è un’altra canzone molto importante che è Bogotà
R: In realtà si chiama Bogotà per un semplice motivo, è l’unica canzone autobiografica del disco, ed è dedicata a mio fratello che da conque anni vive li, quindi è una sorta di collage di ricordi, che ricostruiscono il rapporto
D: Si sta bene a Bogotà mi dicono
R: Eh si, pare di si… C’è la frase cardine che chiude il cerchio del meraviglioso declino: Io la notte ancora sto sveglio a pensare al tempo che ho perso e ne accumulo altro, è la frase che raccoglie tutto il senso del disco
D: Un ultima cosa, ti hanno paragonato a Battisti e a Max Gazzè, a no aspetta (leggo): “Un immaginario simile a quello che Francesco Gazzè ricamò sulle note del fratello Max“, a ecco, perchè Francesco è l’autore dei suoi dischi più belli..
R: Eh si
D: Come ti pare il paragone con Battisti?
R: (ride) E’ pure esagerato secondo me, è uno dei miei autori italiani preferiti,
D: Come voce scrive qui, Giulia Cavaliere su Sentire Ascoltare che è un ottimo sito dove ci sono sempre delle ottime segnalazioni, La voce di Battisti, il modo si scrivere di Francesco Gazzè… Per cui è un complimento bellissimo, non poteva fartene uno migliore..
R: Si si, la base dei testi è molto letteraria, si basa molto sulle mie scritture, i testi sono pieni di citazioni letterarie, chi ha avuto modo di ascoltare il disco le avrà colte sicuramente..
D: Io ti ringrazio per questa chiacchierata, passa a trovarci presto
R: Grazie a voi, non mancheremo
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